gnore che lo festeggiavano e andò diritto a stringere la mano di miss Yves. Violet era accesa in viso; i suoi dolci occhi non potean dirsi scintillanti; ma pur lucevano di inusata luce. Il dottor Topler le sedette accanto e una bionda giovinetta della compagnia esclamò, battendo le mani, con una vocina brillante di riso: — Oh prego, bitte, bitte, guardate Violet! — Vidi miss Yves arrossire ancor più e fare un atto d’impazienza, di rimprovero; udii il Topler prendersi beatamente scherzando, tutto il merito di quei rossori. Violet disse certo alla sua giovane amica una parola acerba che non intesi, perchè la biondina fece un visetto mortificato e tutti tacquero. Io continuavo a camminare con un tal bollimento interno! Il dottor Topler alzò gli occhi, mi riconobbe e venne a me salutandomi in latino a braccia distese, come un vecchio amico. Diedi un’occhiata a Violet; ci fissava, pallida per la sorpresa. Gli altri pure ci guardavano curiosamente. Topler mi domandò se andassi a Monaco. Risposi ben chiaro e forte che non andavo a Monaco ma ad Eichstätt. Esclamazioni del signor Topler. — Allora viaggiamo insieme! —