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130 il mistero del poeta

tava sorridendo. Conoscevo una voce simile, sì; ma l’uomo non l’avevo mai veduto. Egli inveiva contro l’asineria di chi aveva levato non so qual San Giorgio di pietra da una casa di Norimberga, per collocarlo nel Museo. Poi lasciò il custode e mi passò davanti tutto fremente per uscire nel cortile a vedere da presso l’Orlando. Nel passare mi piantò in viso gli occhi furibondi come per dirmi «e Lei non mi dà ragione?» Vestiva tutto di nero, era piccolo e alquanto curvo; al fuoco degli occhi contraddiceva l’apparenza senile della persona. Fece rapidamente il giro dell’Orlando e ripassandomi davanti mi borbottò con una spallata: «Cement!» Mi domandai ancora dove diamine avessi udita quella voce.

Lo ritrovai in una cappella della chiesa che ha le collezioni di arte ecclesiastica. Era seduto davanti al quadro di Kaulbach, dove il giovane Ottone III, dopo un banchetto in Aquisgrana, irrompe con i suoi compagni d’orgia, per un capriccio d'ebbro, nella tomba del grande imperatore Carlo e ne scopre al chiaror delle fiaccole il cadavere in trono, maestoso e terribile.