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il mistero del poeta 127

ad una giovine signora di gusti squisiti come miss Violet. Insegnava nel ginnasio di Eichstätt. Il matrimonio, stato differito più volte, doveva celebrarsi alla fine di luglio, immediatamente dopo la chiusura delle lezioni.

Tutto ciò mi fu raccontato a riprese dall’incognito signore col quale avevo finito per fare colazione, onde agevolare il dialogo. Quando disse una certa storia di anni addietro, mi sentii male al cuore. L’avevo inteso subito che la tristezza di Violet era il guasto lasciato da una gran tempesta di passione; lei stessa, parlando meco e scrivendomi, aveva alluso a un simile passato; pure soffersi come se prima vi fosse stata in me una irragionevole speranza che Violet non avesse detto il vero. Non osai chiedere una spiegazione lì per lì. Si parlò d’altro, dell’arte a Norimberga, di Veit Stoss e Krafft, del Museo germanico. Il mio interlocutore mi disse che se volevo avere un’idea del professor Topler, guardassi, recandomi al Museo germanico, l’antico frate di pietra ritto sul canto della Karthaüsergasse. Allora avventurai in tono indifferente una domanda sulle vicende passate di miss Yves. —