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126 il mistero del poeta

viaggio d’Italia non aveva rinfrancata la sua salute. Quando seppe che restavo poco a Norimberga, e che non avevo intenzione di visitare gli Yves, ne parlò più liberamente. Il discorso arrivò subito a Violet. Il mio interlocutore non le aveva parlato che due o tre volte, ma n’era entusiasta e capii bene che la teneva di gran lunga superiore, per ingegno, coltura e sentimento, agli zii, e che, secondo lui, ella non poteva avere in casa Yves una buona respirazione morale. Gli zii erano galantuomini, ma troppo nel Maschinenbau; alquanto bisbetici, per giunta, e d’idee anguste. Il padre di Violet aveva fatto il pittore, si era accasato in Italia ed era morto in Inghilterra poco dopo la sua giovane sposa romana, lasciando non ricca l’unica bambina. Gli zii l’avevano raccolta.

Ora miss Yves era sui venticinque anni. Si era detto che, parte per la sua infermità, parte per una certa storia di anni addietro, avesse rinunciato al matrimonio; poi un bel giorno fu annunciato che sposava il signor Topler. Questo signor Topler era un professore molto stimato, molto rispettabile, ma non troppo adatto, pareva,