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il mistero del poeta 119

Forse; ma intanto dovevo informarmi per mio conto. Cercai subito, sulla pianta di Norimberga, la Burgschmiedstrasse, dov’era la fonderia Yves. Se gli Yves non abitavano colà, mi vi farei almeno indicare la loro dimora. L’incognito e Violet si erano dato appuntamento alla stazione per le sei e mezzo del mattino; trovai nell’orario che fra le sei e le sette partiva un treno per Monaco.

Prima di coricarmi apersi la finestra, guardai la selva di tetti acuti e le torri della Lorenzkirche, oltrepassate ormai dalla luna, che ne inargentava gli alti trafori gotici. Contemplai lungamente la città dove aveva vissuto miss Yves, dov’ella, chi sa in qual parte, stava allora pensando a me. Provai l’ebbrezza spirituale del viaggiatore che giunto in un paese d’antica fama vede tutto insolito e grande intorno a sè, e discopre, non senza commozione, che fra questo ignoto paese e il proprio sentimento vi è qualche affinità misteriosa; che anche quest’altra parte della terra è un poco, non sa come, la patria sua.