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114 | il mistero del poeta |
ora sfolgorate nel mezzo da una lampada elettrica, sospesa in alto. Intorno al fulgor d’argento nereggiavano le case vecchione, con i lor grandi cappelli aguzzi, tutti scolpiti, aggruppate per diritto e per isghembo, ciascuna secondo il proprio talento. Passai pei vicoli tenebrosi da un bagliore all’altro, e so d’essermi fermato gran tempo sur un crocicchio pendente al fiume, con la sua lampada nel mezzo, fra cinque o sei bocche di vie inclinate per ogni verso. Ombre silenziose andavano e venivano nella intensa luce bianca. Mi ero fitto in mente che mi fosse più probabile di abbattermi in miss Yves sull’incontro di tante vie; e mi tenevo sicuro di riconoscerla da lontano, almeno all’andatura. Ma il tempo passava, le ombre dei viandanti si facevano più rade, la mia speranza veniva meno. Finalmente, adagio adagio, me ne partii.
Venivo su per la Königsgasse, che lì è stretta e scura, verso il mio punto d’orientazione in quel mondo sconosciuto, le torri della Lorenzkirche presso alla quale alloggiavo. Un landau scoperto, senza fanali, che mi precedeva al passo, si fermò quasi dirimpetto al caffè Sonne.