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pervenivano, onde vedere se qualche mano ignota mi scrivesse spesso.

In principio d’aprile riseppi da’ miei amici di Baviera che il signor Yves era atteso a Norimberga verso la metà di maggio. Giudicai venuto il momento di vedere Violet. Le scrivevo sempre, le scrivevo tutto; era leale di tacerle il mio proposito per riuscire più facilmente nell’intento, per evitare un rifiuto e sorprenderla? Non era leale; scrissi che partivo.

Non partii subito. Aspettai per otto giorni una lettera di miss Yves, che non venne. Il 15 aprile ero a Napoli.

Non ci voleva una fede meno salda della mia per mettermi in Napoli a quella ricerca, senza un aiuto al mondo. Dopo otto giorni di corse inutili, di speranze e di angoscie, trovai una traccia, inaspettatamente, al Museo Nazionale. Vedutevi alcune signore intente a copiare quadri, mi venne in mente di domandare se miss Yves ne avesse pure chiesto il permesso.

Così potei scoprire che una miss Violet Yves aveva infatti frequentato il Museo dal dicembre al marzo. Uno dei custodi finì con ricordarsi di