Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/88


― 84 ―

IX.


Don Silvio La Ciura si era alzato più volte dal tavolino dove teneva aperto davanti a sè uno dei quattro tomi del breviario.

Quella sera sembrava che i venti di levante e di tramontana si fossero dati la posta a Ràbbato per una sfida di gara; e soffiavano, fischiavano, stridevano, urlavano, strisciando lungo i muri delle case, scotendo le imposte, sconvolgendo le tegole sui tetti, azzuffandosi agli svolti delle cantonate, pei vicoli, nelle piazze con gridi rabbiosi, con ululi prolungati, ora vicini, ora lontani, che davano i brividi al povero prete.

Ai ripetuti assalti, l’imposta poco solida del balconcino della sua cameretta avea minacciato di cedere, di spalancarsi, di lasciar invadere la casa da quel che sembrava un nemico assediante, inasprito sempre più della resistenza che trovava.