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avevano condotto via, che si reggeva male su le gambe e balbettante:

— Poveri figli! Poveri figli miei!

E la moglie! Si era buttata ai piedi del Presidente della Corte, coi capelli disciolti, col viso inondato di lagrime, chiedendo grazia pel marito:

— È innocente come Gesù Cristo, eccellenza!

Gli si era aggrappata ai ginocchi, disperatamente, nè voleva lasciarlo.

— Ma io non sono il Re, figliuola mia! Le grazie può farle lui soltanto.

— Vostra eccellenza può tutto!... Vostra eccellenza ha in mano la giustizia!... Un padre di quattro bambini!

Bisognò farle violenza per staccarla.

E la gente, chi giudicava che Neli Casaccio era stato condannato a torto, chi a ragione.

Non aveva egli detto: — Gli faccio fare una fiammata? — Questo dovrebbe insegnare a tenere in freno la lingua; chi non parla non falla!

I signori del Casino di conversazione attendevano il ritorno del marchese di Roccaverdina e di don Aquilante per conoscere tutto l’andamento della discussione e il verdetto dei giurati. Gli avevano negato fin le attenuanti? Non era possibile! Per ciò alcuni dei più curiosi si erano aggruppati in Piazza dell’Orologio per fermare la carrozza al passaggio.

E fu proprio una sorpresa il vedere la strana