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— La pulizia non è davvero il forte di mamma Grazia!
— Povera vecchia — rispondeva il marchese, — fa quel che può.
Poco, quasi niente. Per fortuna egli viveva come un orso. Pagava la mesata di socio al Casino, ma non vi andava mai. Con suo zio il cavaliere non parlava da anni. Dalla zia baronessa si faceva vedere alla sfuggita, soltanto nelle feste di Natale, di Capo d’anno e di Pasqua, o quando la baronessa lo mandava insistentemente a chiamare.
Col cavaliere Pergola, altro parente, l’aveva rotta nel sessanta, perchè, rivoluzionario e ateo, sedotta la figlia dello zio cavaliere, l’aveva sposata solamente al municipio, dopo cinque anni di disonore per la famiglia, con due figli che crescevano come due bestioline e già bestemmiavano peggio del padre.
Unico svago del marchese era la passeggiata, lassù, su la spianata del Castello, tra le rovine dei bastioni e delle torri abbattute dal terremoto del 1693. Ne rimaneva ben poco. Il marchese grande, come chiamavano suo nonno quando viveva, non aveva avuto scrupoli di servirsi delle pietre intagliate di quelle storiche rovine, per rivestirne la facciata della sua casa; e nessuno aveva osato opporsi a quell’atto di vandalismo. Così ora il marchese, passeggiando per la spianata, con le mani dietro la schiena, in pianelle, vestito come si trovava, stimava quasi di es-