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colmata di beneficii, lo so!... Ma in compenso, non le ho dato il mio onore, la mia giovinezza, il cuore, tutto? Nessuno saprà mai quel che ho sofferto dal giorno che voscenza.... Quasi fossi stata uno straccio da buttar via!... Oh! Era padrone di fare quel che le pareva e piaceva. Mi disse: — Devi giurare! — Ed io giurai, davanti al Crocifisso. Mi sarei fatta polvere per essere calpestata dai suoi piedi! Crede forse voscenza che non sentissi repugnanza?... Che la coscienza non mi rimordesse?... Che importava? Ero nel peccato (quando è destino, una che può farci?) e restavo nel peccato come prima. Per questo avevo giurato, alzando la mano dritta davanti al Crocifisso!... E ora, me ne vado!... Mi scoppiava il cuore, se non parlavo!... È convinto voscenza che ho fatto ammazzare io Rocco Criscione?... Mi denunzi alla giustizia! Mi faccia condannare a vita!... Ma no, voscenza non lo crede, non può crederlo!...

— Dici bene! Non posso crederlo!...

E con voce ancora più cupa, il marchese soggiungeva:

— Meglio per te e per me, se fosse stato così!... Chi t’ha fatto venire in questo momento? Domineddio o il diavolo?

Agrippina Solmo, incrociate desolatamente le mani e scotendo con atto di compassione la testa, riprendeva a lamentarsi con voce più fioca:

— Non diceva così voscenza quando io le ripe-