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— Lo vedo!... Non sono più niente per voscenza.... Mi scaccia come una cagna arrabbiata. Che ho fatto? Che ho fatto? Anche voscenza dunque crede?...

— Che ti deve importare di quel che credo o non credo?

— È un’infamia!

— Oh!... Ci sono peggiori infamie in questo mondo!

— Ma che ho fatto, Madonna Santa?

— Che hai fatto?... Che hai fatto?... Niente!

Agrippina Solmo, sforzandosi di capire, andandogli dietro, lo supplicava con gli occhi pieni di lagrime.

— Niente! Niente! — ripeteva il marchese aggirandosi per la stanza, assorto nella triste idea che pareva lo torturasse, masticando parole che evidentemente non voleva lasciarsi sfuggire di bocca.

— Me ne vado — disse Agrippina Solmo, rassegnandosi. — Questa è l’ultima volta che voscenza mi vede qui. Il Signore dovrebbe farmi cascare fredda prima di uscire dal portone!

E fece atto di avviarsi.

Il marchese si era voltato. Ella credette che stesse per risponderle qualche cosa. No; la guardava soltanto, forse per accertarsi che andasse veramente via.

— Le ho voluto bene! — ella si lamentava, senza che dal suo accento trasparisse nessuna intenzione di rimprovero. — L’ho adorato come si adora Gesù sacramentato!... Mi ha preso dalla strada, mi ha