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E accennò, con significativa occhiata, la terrazza centrale sovrastante al portone dei Lagomorto.

— L’avete sentito dire? — insisteva con sordo fremito nella voce. — Io, io che darei tutto il sangue delle mie vene per farlo risuscitare un solo minuto!

— E il marchese che ne pensa?

— Ah, mastro Vito! Non si può più discorrere con lui. Diventa un animale feroce appena gli si parla di Rocco.

— Povero signore! Gli voleva un gran bene. Ma non vi angustiate per questo. Voci di mala gente.

— Vi saluto; scusate.

Andava a rapidi passi, rialzando con una mano la gonna, guardando dove metteva i piedi per evitare le pozze rossastre formate dall’acqua mista con feccia versata da una cantina dove travasavano il vino.

E intanto pensava al marchese che diventava, come si era espressa, un animale feroce ogni volta che ella andava da lui per parlargli del processo.

— Perchè? Perchè?

Non sapeva spiegarselo. Sospettava dunque anche lui quel che dicevano le male genti?

Era impossibile!

E affrettava più il passo.

Gli occhi le si velavano di lagrime, il cuore le batteva con violenza, come più ora rifletteva intorno allo strano contegno di lui.

Era cangiato dalla mattina alla sera, pochi giorni