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— Lasciatemi stare qui, mastro Vito.

— Comare — egli disse, esitante — ora è inutile fingere.... Voi già lo sapevate.... di Rocco!...

— Ve lo giuro, mastro Vito! Niente!... Neppure un sospetto!... Avevo anzi voluto andarmene da Ràbbato, per levarmegli di mezzo. Il marchese non voleva più vedermi, mi trattava male.... Che colpa ne avevo io? Era stato lui.... Io avrei voluto morire qui, anche da serva, per gratitudine.... E sua zia pretendeva che avessi fatto ammazzare io Rocco Criscione.... per tornare col marchese e farmi sposare!... Il Signore non gliene chieda conto là dove si trova! La colpa è dei suoi parenti, della baronessa soprattutto.... Ora non sarebbe in questo stato!... Che strazio, mastro Vito!

— Potete vantarvelo!... Vi ha voluto bene!

— È vero! È vero! — ella rispose, scotendo tristamente la testa, asciugando la bava dell’infelice che aveva ammazzato per gelosia di lei e che ora non la riconosceva più, e smaniava: “Ah! Ah! Oh! Oh!„ tenuto stretto e immobile dalla camicia di forza. Vergine Santa, che pietà!

Il cavalier don Tindaro, la mattina, apprendendo dal genero l’arrivo della Solmo, gli aveva detto:

— Hai fatto male a farla entrare.

— Per dispetto della marchesa!... E poi, dove trovare in questo momento una persona più fidata? Lo ha vegliato, sola, tutta la nottata.