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badare ai proprii affari, e per quelli del cugino non sapeva come regolarsi. La imperdonabile risoluzione della marchesa lo faceva uscire in escandescenze:

— E si dicono cristiane! E si confessano e ingoiano particole! E...! E...! E...!

La sfilata degli improperii non finiva più, se qualcuno, venuto ad informarsi dello stato del marchese, tentava di scusare la povera signora che avea dovuto mettersi a letto appena giunta a casa, con febbre che durava ancora e faceva temere per la sua vita.

— Qui, qui era il suo posto!... E quel che ho detto a voi glielo direi in faccia!... Voglio che lo sappia!

Poteva durare più a lungo, così?

— Non durerà molto, — gli aveva risposto una sera il dottore. — L’ebetismo si aggrava con terribile rapidità.

Ed egli e il dottore che stava per accomiatarsi, erano rimasti stupiti e quasi non credevano ai loro occhi, vedendo apparire su l’uscio del salotto Agrippina Solmo, che Maria non era riuscita a far restare in anticamera.

— Dov’è?... Lasciatemelo vedere!

Maria teneva ancora afferrata per la falda della mantellina quella sconosciuta, parsale pazza quando le aveva aperto la porta d’entrata.

— Dov’è?... Me lo lascino vedere.... Per carità, cavaliere!

E gli si era buttata ai piedi, ginocchioni.