Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
― 358 ― |
E rimase assorto, con gli sguardi fissi nel vuoto. Don Aquilante lo guardò stupito.
— Vi sentite male? — gli domandò esitante.
— Chi ve lo ha detto? — fece il marchese riscotendosi. — Ho un chiodo, qui, proprio nel centro della fronte. Passerà. Non dormo da parecchie notti, come se mi tenessero due dita appuntate su le pàlpebre per impedire che si chiudano.
— Tornerò domani; sarà meglio.
— Sarà meglio — replicò il marchese distrattamente.
Don Aquilante uscì dallo studio scotendo la testa. Passando davanti a l’uscio del salotto, si sentì chiamare:
— Avvocato!
— Oh, signora marchesa!...
— Andate già via? Sedete.
— Tornerò domani. Il marchese è un po’ sofferente, dice.
— Infatti....
— Si strapazza troppo....
— Io non oso neppur domandargli come sta; s’irrita, non risponde.
— Effetto dell’insonnia.
— E della debolezza; mangia così poco da qualche giorno! Sono impensierita. Sta chiuso nello studio, rovistando carte.... La vostra visita, scusate, non mi rassicura. Affari che vanno male, forse?