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— Così mi ha detto.
— Ha un figlio.... sua zia?
— Vuole voscenza che glielo domandi?
— No.
Ma quando la serva ebbe portato via cesta e lettera, la marchesa ripensò lungamente quella domanda che le pareva insidiosa quanto il regalo e la lettera. E per tutta la mattinata non potè distrarsi, con dinanzi gli occhi la figura di Agrippina Solmo come l’aveva veduta di sfuggita due o tre volte, anni addietro. L’aveva invidiata allora, sentendosi inferiore a lei per giovinezza e bellezza, ma senza sdegno e senz’odio, perchè allora stimava che non era colpa di colei se il marchese l’aveva voluta e se l’era tenuta in casa. Ne aveva avuto anzi compassione, povera giovane! La miseria, le insistenze del marchese.... Come non cadere in peccato? E talvolta l’aveva ammirata per la devozione, per la sottomissione assoluta, pel quasi incredibile disinteresse; lo dicevano tutti. Ma dopo? Zòsima rammentava il sospetto della baronessa intorno alla Solmo per l’uccisione di suo marito. Rammentava il respiro di soddisfazione della vecchia signora quando la Solmo era andata via da Ràbbato col secondo marito. — Non mi par vero, figlia mia! — aveva esclamato. — Ti si è levata di torno una gran nemica! — Ma ella era piena di illusioni e di fiducia in quei giorni, e le parole della baronessa le erano