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— Cugino, via, finitela con questo stupido scherzo!...
— Scherzo? — rispose il cavaliere rosso in viso, con gli occhi accesi e la lingua un po’ incerta. — Ma io parlo seriamente.... Carte in tavola!... Dove sono cotesti suoi Spiriti? Vengano, vengano qui. Io vi èvoco in nome.... del Diavolo: — Spiriti erranti, che non potete abbandonare il posto dove siete morti.... In nome del Diavolo! — Ah! Ah! Ah! Si fa così?... O ci vuole per forza il tavolino? C’è la tavola qui pronta e c’è il vino.... e anche l’aceto che il cugino ha manipolato.... Cugino mio, questa volta, aceto da peperoni!... Aceto Ràbbato!...
Il notaio Mazza e gli altri volevano turargli la bocca, condurlo di là.
— Buona persona il cavaliere, ma un dito di vino di più lo mette subito in allegria....
Il notaio tentava di attenuare la brutta impressione di quella scena, vedendo il viso scuro del marchese che scrollava le spalle e voleva far le viste di non dare importanza alle parole del cugino.
Il quale, mentre don Aquilante, appoggiati i gomiti su la tavola, con la testa fra le mani e gli occhi socchiusi non gli dava ascolto, seguitava a ripetere:
— Si fa così? Si fa così, gran mago? Evocate compare Santi Dimauro!... Evocate Rocco Criscione!... Devono essere in queste vicinanze.... Spiriti erranti...! O voi siete un mago impostore!