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ghiozzava la vedova, asciugandosi le lagrime e facendo sforzi per frenarle. — Parlo a un confessore, come se fossi in punto di morte: L’hanno ammazzato... mio marito... a tradimento! Oh!... Farlo ammazzare io!... Chi lo dice?... Venga in faccia a me!... Giuri su l’ostia consacrata!... Se c’è Dio in cielo...
— C’è, c’è, figliuola mia! — esclamò don Silvio, stendendo le mani, quasi volesse chiuderle la bocca e impedirle di bestemmiare.
— Per quale scopo dunque andate così spesso da mio nipote? — strillò la baronessa. — Non vi cerca lui; non vi manda a chiamare lui!
— Pel processo, pei testimoni.
— Il processo? L’ha istruito il giudice. I testimoni? Deve forse scovarli mio nipote? Pretesti! Pretesti! Ormai dovreste averla capita. Se vi lusingate di ricominciare da capo, se vi siete messo in testa... di salire alto dalla vostra condizione... Ecco perchè la gente sospetta: L’ha fatto ammazzare essa il marito!
Agrippina Solmo si era rimessa a sedere. Non piangeva più; sembrava irrigidita contro la terribile accusa gettàtale in viso dalla vecchia signora. E, quasi continuasse ad alta voce il rapido ragionamento interiore che le agitava le labbra e la faceva errare con sguardi smarriti lontano lontano, parlava senza rivolgersi a nessuno, ora lentamente, ora a sbalzi: