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— Chi può dirti il contrario, cara nepote?

— La mamma ha paura che il marchese....

— In questo momento non vi sembra imprudente prenderlo di fronte?... — la interruppe la signora Mugnos. — Più tardi, forse.... Ma sarebbe sempre meglio lasciarlo fare a modo suo.

— Ed è capace di continuare a fare a modo suo, anche per picca! — concluse ridendo don Tindaro.

— Sì, mamma; vo’ vedere se m’ama! — esclamò Zòsima poco dopo, appena rimasta sola con la signora Mugnos e Cristina. — Vo’ metterlo a questa prova!

— E poi? — disse Cristina guardando con profonda espressione di disinganno la sorella.

— E poi?... Almeno avrò la certezza.

— Io non la cercherei.

— Perchè?

— Perchè.... La penso così.

Ella pensava diversamente.

Era entrata con molta cautela in camera, non volendo svegliare il marchese, se per caso dormisse ancora. Vistolo supino, con gli occhi aperti, immobile, come se non si fosse accorto della presenza di lei, la marchesa lo chiamò con un grido:

— Antonio!... Oh, Dio!... Mi avete fatto paura! Vi sentite ancora male?

Si era accostata, ansiosa, tremante, e lo aveva preso per una mano.