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E tolse di mano al cavalier Pergola uno strano idoletto di argento, il suo più bello acquisto di quell’anno, egli diceva.
— Eh nepote?... Un tesoro!... Cosa egiziana!... Un Anubi, il Dio Cane.... Come è venuto qui?... Da quanti secoli? Era a un metro sotterra.... Lo ha scavato, per caso, un contadino e me lo ha portato.... — Ti dò due piastre, sei contento? — E non ne avevo ancora capito l’importanza, lo confesso. Dopo, osservandolo meglio.... Argento.... non c’è dubbio.... Ma quand’anche non fosse?... Il valore non consiste ne la materia, ma nella cosa rappresentata.... Pensate, nepote mia, che voi avete tra le dita un oggetto di parecchie migliaia di secoli!... Ero venuto a posta per farglielo vedere.... E anche per sapere che c’è di vero in quel che mi è stato detto. Si è impiccato sotto gli occhi del marchese?... Ma nessuno ha pensato a tagliare la corda? Dovevano fare così....
— Ma vi pare, papà! — lo interruppe il cavalier Pergola.
— È quel che ho risposto io: ma vi pare!
— Potrebbe accadere anche a voi. Figuriamoci che qualche maligno dicesse al contadino che vi ha venduto questo idoletto: “Sciocco! Ti sei lasciato cavar di mano una fortuna. Quel cosettino valeva più di mille onze....„ E che costui dal dispiacere....
— Ma io glie l’ho già detto prima: — Guarda; ti dò