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— Posso riparare, se ho sbagliato.

— La marchesa di Roccaverdina, quando ha dato la sua parola, deve mantenerla a ogni costo.

— Ma, infine, che tristi cose può rammentarvi quel ragazzetto? Se suo padre è morto in carcere, non ci ha colpa lui. Il male, se mai, l’ha fatto quello; dico così perchè ha ammazzato, per gelosia. Non era un cattivo soggetto, non rubava; campava facendo il cacciatore. Tutti lo proclamano anzi un brav’uomo. Voleva troppo bene a sua moglie; la gelosia lo ha perduto. In certi momenti, quando la passione ci offusca il cervello, noi non sappiamo più quel che facciamo.... Io lo avrei assolto....

— E.... l’ucciso? — disse il marchese....

Ma sùbito, quasi questa domanda gli fosse sfuggita suo malgrado, si affrettò a soggiungere:

— Che bei discorsi a tavola!...

— Io non credevo di vedervi accigliare per un mio atto di carità.... — rispose Zòsima dolcemente. — Eppure la povera vedova non si stanca di benedirvi, gratissima di tutto quel che voi avete fatto per essa e pei suoi bambini, durante la mal’annata. Volevate essere solo nel beneficarla? Ah, da ora in poi le buone opere dobbiamo farle insieme!

Sorrideva, tentando di scancellare la cattiva impressione da lei involontariamente prodotta; e si meravigliava che restasse silenzioso, e non riprendesse a mangiare.