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— Vi dispiace, mamma Grazia? — soggiunse la marchesa.

— Una serva? Per me?... Vuol dire che non sono più buona a niente, figli miei!... Avete ragione. Non son più buona a niente. La testa non mi regge....

— C’è bisogno di piangere? — la rimproverò il marchese.

— Avrei voluto servirvi sempre io....

— E ci servirai sempre tu; l’altra ti aiuterà. La marchesa anzi vorrà essere servita soltanto da te. Intanto quella farà le faccende più grossolane.

Mamma Grazia si asciugava le lagrime col grembiale, ripetendo:

— Lo so; non sono più buona a niente!

— Chi vi dice questo, mamma Grazia? Se vi dispiace, lasciamo andare; non ne parliamo più....

— Hai ragione, figlia mia! Non sono più buona a niente.

— Zitta! Così mi farai tante belle paia di calze! — le aveva ripetuto il marchese per consolarla.

Non aveva egli detto: — Tutto quel che voi disponete e ordinate io lo approvo anticipatamente? — E la marchesa avea creduto di potersi servire di quest’ampia autorizzazione compiendo un’opera di carità.

Una settimana dopo, era tornata da lei la povera vedova di Neli Casaccio a implorare di nuovo che prendessero il maggiore dei suoi figliuoli a servizio.