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— Siete voi la padrona, marchesa. Fate come vi pare, non avete bisogno di consultarmi; tutto quel che voi disponete e ordinate, io lo approvo anticipatamente. Mostratemi col fatto di sentirvi qui marchesa di Roccaverdina per davvero.
— No — ella rispose. — Dovreste prima parlargliene voi. Merita questo riguardo. Non vorrei che ella vedesse in me una nemica. Le donne come lei sono sospettose. Vi ha chiamato sempre con l’affettuoso nome di figlio. Vive qui da tanti anni, quasi da parente. Ed è così buona, così affezionata!
In quel punto mamma Grazia si era affacciata all’uscio. Da qualche tempo in qua commetteva stranezze. Accorreva immaginandosi di essere stata chiamata, e spesso, pochi minuti dopo, tornava a presentarsi per lo stesso motivo.
— Hai sentito, mamma Grazia, quel che dice la marchesa?
— No, figlio mio.
— Vuol mettere una serva a tua disposizione, per aiutarti nelle faccende di casa. Ti strapazzi troppo, le sembra.
— Non sono una signora io.
— Sei grandetta; le ossa ti pesano. Eh?
— Finchè mi reggo in piedi, figli miei....
— Ti tocca il ben servito. Mi farai tante e tante calze; te ne starai seduta nella tua cameretta, o al sole in un balcone, quando è bel tempo.