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La signora Mugnos aveva risposto alla figlia:

— Siamo due mosche; quel che ci rimane ci basta.

Ed era occorsa una grande insistenza da parte della marchesa per farle accettare tanto grano e vino e legna da impedire che essa e Cristina dovessero continuare a lavorare, come due misere donne, mentre ella viveva nella ricchezza. Parecchi oggetti superflui di casa Roccaverdina erano andati a rendere meno squallide le stanze della famiglia Mugnos.

— Oh mamma! Potrei sentirmi felice pensando al vostro stato e a quello di Cristina? Fatelo per me, giacchè non vi è piaciuto di venir a convivere in casa nostra, come il marchese ed io avevamo desiderato.

Ma quando il suo cuore avea cominciato a turbarsi con l’ossessione dell’immagine di quell’altra che aveva desinato faccia a faccia col marchese, nella stessa sala da pranzo e forse seduta nello stesso posto dove ora sedeva lei; che aveva dormito, se non nello stesso letto e nella stessa camera, certamente sotto lo stesso tetto, e aveva toccato con le sue mani la stessa biancheria, e parecchi oggetti che le stavano sotto gli occhi e che non potevano non ridestare il fantasma di colei nella immaginazione del marchese, la gioia di far partecipare la mamma e la sorella alla mutata condizione della sua esistenza non era più bastata a compensarla dell’angoscia prodotta dal perfido pensiero che