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dopo due mesi, quando ormai non poteva ragionevolmente più dubitare di appartenere per sempre a colui che era stato il sogno della sua giovinezza, e se lo vedeva attorno premuroso, affettuoso, con evidenti prove di spontanea sottomissione, sentiva rinascere dentro di sè i sordi assalti di gelosia che le avevano tormentata segretamente tanti anni; quasi appunto quelle affettuose premure, quelle prove di sottomissione fossero da parte del marchese, più che altro, sforzi di volontà coi quali egli cercasse di ascondergli il vero stato d’animo di lui.
Mamma Grazia, vedendola arrivare dal Municipio, per ricevere la benedizione nuziale nella cappella di casa, dove dopo la morte della marchesa madre non era più stata celebrata nessuna funzione religiosa, si era buttata ginocchioni, piangendo di contentezza, e aveva baciato il pavimento per ringraziare Iddio della consolazione concèssale prima di chiudere gli occhi, esclamando:
— Ora questa casa è ribenedetta! Ora v’è entrata la grazia del Signore!
E nei giorni appresso la povera vecchia un po’ istolidita aveva ripetuto tante volte quelle esclamazioni, da spingere la marchesa a domandarle:
— Perchè? Che intendere di dire?
Mamma Grazia si era sfogata, raccontando tutto quel che aveva dovuto soffrire in silenzio per non dar dispiacere al figlio marchese, allorchè era stata