Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
― 276 ― |
negli ultimi anni di sua vita andava a messa col bastone, quasi strascinando le gambe, e intonava il rosario dal banco di famiglia posto sotto il pulpito; banco nel quale non doveva mai sedere nessuno estraneo, e per ciò fatto col piano che si rilevava e veniva chiuso a chiave terminata la messa. Ogni venerdì mattina la buona vecchietta attendeva nel portone i suoi poveri, seduta su un seggiolone coperto di cuoio, con ai lati due cofani ricolmi di grosse fette di pane infornato a posta, che distribuiva ella stessa, facendo sfilare i poveri a uno a uno, dicendo una buona parola a questo, dando doppia razione a quelli che sapeva carichi di famiglia, domandando notizie di qualcuno che non si presentava, se mai fosse malato.
Santa la mamma, nonna del marchese Antonio. Ne aveva visto di tutti i colori con le scapataggini del marito. Era padre della baronessa, ma elle soleva dire: — La verità innanzi tutto! — E poi, chi non sapeva che la povera sua mamma era stata una martire? Tra bracchi, levrieri, segugi, cani di ogni razza e campai armati fino ai denti e con certe facce da metter paura — arrivavano, sparivano, ricercati dai gendarmi, e riapparivano poco dopo, senza barba, con altri nomi, sotto altre spoglie, e dovevano accompagnare il padrone dovunque, come guardie del corpo — la santa donna tremava davanti al marito; e doveva fare la carità di nascosto perchè al marchese non piaceva di vedere la casa