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erano scoppiate tutt’a un tratto quando egli già si sentiva soffocare — aveva visto proprio la morte con gli occhi! — il maggiore dei bambini, impaziente, disse:

— E allora, babbo, l’Orco che fece?

— Ve lo dirò domani; ora andate a letto.

— No, vogliamo saperlo ora! — soggiunse la sorellina quasi piagnucolando.

— Che fece? — riprese il cavaliere. — Prima di mangiarsi viva viva la fanciulla, afferrò la capra che era con lei e ne fece un boccone. Ma, nella fretta d’inghiottire, un osso gli si mise per traverso nella gola, e morì soffocato. E la fanciulla tornò libera a casa sua. Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra, che ho detto la mia. Siete contenti? Andate a letto.

La signora Pergola, all’arrivo del marchese, aveva lasciato di cucire accanto al tavolino; alzatasi da sedere e presi per mano i due bambini rimasti delusi dal troppo rapido scioglimento della fiaba, uscì con loro dalla camera. Il cavaliere, impacciato di trovarsi da solo a solo col cugino, disse:

— Questa volta l’ho vista brutta! È difficile immaginare che cosa significhi sentirsi morire nella pienezza della vita e con l’intera lucidità delle facoltà intellettuali. Il pericolo fa perdere la testa, riduce imbecilli. Nelle malattie ordinarie, le forze sono già prostrate, l’intelligenza è annebbiata; si