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XXIII.


Uscendo dal vicoletto, dov’era rintanata la casa del cavalier Pergola, il marchese di Roccaverdina aveva incontrato don Aquilante con un fascio di carte sotto braccio e la grossa canna d’India impugnata, quasi dovesse servirgli di sostegno, quantunque egli andasse ben diritto, scotendo di tratto in tratto la testa sul collo circondato dall’ampio fazzoletto nero da lui usato per cravatta. Tornava dalla Pretura.

— Oh! Buon giorno, marchese! Da queste parti? Capisco! Il cavaliere sta dunque proprio male?

— Malissimo!... Non lo crederete: si è confessato!

Il marchese, che non rinveniva ancora dallo stupore e dal turbamento prodottigli dalla scena a cui aveva assistito, fu meravigliato di sentirsi rispondere:

— È naturale; doveva accadere così.

— Perchè?