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— A questa accanto — disse il notaio Mazza — metteremo nome S. Giurranni che è il patrono del vino, perchè ripeta il miracolo di far rimanere le botti sempre piene, come quella sotto cui lo avevano sepolto i suoi assassini per nascondere il loro delitto. Più ne spillavano da essa e più ne veniva fuori. E di che qualità! Come mai? Un giorno la mamma di S. Giurranni, cerca e guarda, si accorge che un tralcio verde e pampinoso, spuntato dal terreno dietro la botte, era montato su fino al cocchiume e vi si era immerso. Fece scavare là sotto e rinvenne il corpo del figlio ancora intatto.... Ma la botte non diede più vino!... Bisogna ammazzare qualche santo, caro marchese, — concluse il notaio ridendo, — e seppellirlo qui!

Il marchese non rise con gli altri; si fece anzi scuro in viso, quasi il notaio non avesse parlato di S. Giurranni ma di Rocco Criscione. E al ritorno a Ràbbato, passando con la carrozza tra le siepi di fichi d’India dietro cui egli aveva tirato quella notte il colpo fatale, gli parve di vedere steso per terra il cadavere di Rocco con la fronte fracassata dalla palla e il volto insanguinato.

Non lo rivedeva così da un pezzo. Gli era accaduto di passare da quel punto anche senza che un rapido ricordo del fatto gli si destasse nella memoria; quella volta però, non ostante la vista degli alti seminati che ondeggiavano come il mare, e delle prode della carraia tutte in fiore sotto il sole che tramon-