Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/230


― 226 ―


— E la dignità umana la contate per nulla? Ora ci amministriamo da noi con deputati e consiglieri eletti da noi. Se scegliamo male, la colpa è nostra...

— Precisamente; ed è impossibile sceglier bene. Le persone oneste non sono sfacciate, non amano di mettersi avanti, come coloro che niente hanno da perdere e tutto da guadagnare.

— Le persone oneste hanno torto. Lasciarsi sopraffare è da minchioni.

— Certe volte i minchioni la indovinano, cugino!

Intanto si lasciava travolgere dalle incitazioni e dall’esempio. Il cugino e gli altri digrossavano gli elettori, lasciando al marchese la cura di fare soltanto l’operazione d’ultima mano, con un saluto, con un sorriso, con un bel grazie, con un’accorta promessa che diceva e non diceva per non trovarsi poi troppo impegnato.

Così nelle prime settimane il marchese si era tenuto un po’ in disparte. A poco a poco però, il fervore della lotta aveva eccitato anche lui, spingendolo fino ad andare personalmente in casa di alcuni elettori influenti.

— Oh, signor marchese! Troppo onore!...Si figuri! Il suo nome...

— Non il mio solamente. Capite; sarei una noce nel sacco. Bisogna votare la lista intera.

— Ha ragione; ma... come si fa?