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Parlando, il marchese si era nuovamente irritato, alzava la voce, gesticolava agitatissimo.

Anche una persona che non avesse saputo quel che era corso tra quella donna e lui, avrebbe facilmente capito che la irritazione sorpassava il motivo apparente, e che le parole e l’accento con cui venivano pronunziate significavano qualche cosa di più di quel che veramente dicevano.

A Ràbbato nessuno ignorava che Agrippina Solmo era stata fino a tre anni addietro la femina del marchese, come colà si esprimono con vocabolo poco indulgente. Nessuno ignorava che egli aveva posseduto quella contadina sin da quando ella aveva sedici anni; che l’aveva mantenuta meglio di una signora, e che per qualche tempo anche i parenti di lui avevano creduto che finalmente avrebbe commesso la pazzia di renderla marchesa di Roccaverdina.

Intorno ai fatti avvenuti dopo, non si sapeva niente di certo. Ognuno diceva la sua per spiegare la subitanea risoluzione del marchese di dar marito a colei. La cosa era passata tra il marchese e Rocco Criscione, detto anche Rocco del marchese perchè factotum di casa Roccaverdina. Solamente, ragionando con un amico, una volta Rocco si era lasciato scappare di bocca:

— Se il marchese mi avesse ordinato: — Buttati giù dal campanile di Sant’Isidoro — mi sarei buttato a chiusi occhi!