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non rinviene ancora dallo stupore di veder avverare il suo sogno. Ha paura di rallegrarsi troppo presto della sua buona sorte. E io debbo trovare ogni volta un nuovo sotterfugio per far accettare a lei e alla sua mamma quel po’ con cui tu ed io vogliamo farle accorgere della loro mutata fortuna. — Abbiamo quel che c’è sufficiente. Ormai, ci siamo abituate!... — Quel suo famoso — Ormai! — Mi fa pena intanto l’altra ragazza. Si farà monaca, dice.
— Ora che stanno per abolire i monasteri?
— Dio non lo permetterà!
— Penseremo anche a lei. Ci penserà Zòsima. La marchesa di Roccaverdina riceverà una dote, e potrà disporre di qualunque somma, a suo piacere.
— La conosci poco. Le parrebbe di abusare del suo stato. Ha tutte le delicatezze quella figliuola. Giorni fa, mi diceva: — Deve trovarsi male con mamma Grazia. È persona fidata, affezionata, proprio una mamma. Una casa come quella però ha bisogno di una donna che sappia....
— Infatti ha ragione. Da qualche tempo in qua, mamma Grazia va giù, va giù; è mezza istupidita. Ma posso mandarla via? Chiuderà gli occhi in casa Roccaverdina, poveretta!
— Mi diceva anche.... Debbo riferirtelo, perchè tu la disinganni; il tuo modo di comportarti non è tale, in verità, da tranquillarla. Mi diceva anche: “Se lo fa unicamente per contentare sua zia (giac-