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XIX.


E una mattina, dietro i colli di Barrese, si erano affacciate le nuvole, lentamente, quasi non avessero viso di mostrarsi dopo di essersi fatte desiderare diciotto mesi, o quasi non riconoscessero più la strada da percorrere per andare verso Ràbbato.

Si erano affacciate lungo un gran tratto, addensandosi una dietro all’altra, spingendosi una su l’altra; poi, si erano fermate.

Dalle finestre, dai balconi che guardavano verso Barrese, uomini, donne, ragazzi protendevano le mani, invocandole, chiamandole come persone vive capaci di udire e d’intendere. E dalle casupole rasente il ciglione, dai vicoli, dalle vie la gente sbucava, affluiva nei punti da dove avrebbe potuto accertarsi coi proprii occhi che la voce corsa rapidamente attorno: — Le nuvole! Le nuvole! — non fosse stato un perfido scherzo di qualche cattivo burlone.