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niciati dentro e fuori, e non di semplice terracotta che comunicava agli oli il rancido e ne alterava il colore!

Zòsima stava ad ascoltarlo con soave aria di rassegnazione, sorridendogli ogni volta che egli si rivolgeva specialmente a lei per dimostrarle che la stimava di maggiore intelligenza delle altre, e che la sua approvazione gli riusciva gradita assai più di quella di ogni altra persona.

Ma le sole parole di tenerezza che il marchese le rivolgeva accomiatandosi erano sempre queste:

— Non piove! Vedete?... Non piove!

— C’è forse fretta? — rispose Zòsima una volta. — Margitello intanto non vi lascia tempo di pensare ad altro.

— Lo dite per rimproverarmi?

— Non saprei rimproverarvi neppure se avessi ragione di farlo... Quando sarò davvero marchesa di Roccaverdina...

— Siete già tale, Zòsima, almeno per me.

— Quando sarò davvero marchesa di Roccaverdina, — lo ripeteva con accento scherzoso, — avrò certamente più agio di vedervi e di darvi qualche preghiera.

— Perchè dite così?

— Perchè dovrei parlarvi di una poveretta venuta l’altro giorno da noi....

— È vero — disse la signora Mugnos. — Voleva