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La voce del vecchio tremava; le parole gli uscivano lentamente di bocca, quasi bagnate di lagrime.

— Ve l’ho già spiegato — disse don Aquilante. — Nell’operato del giudice istruttore il signor marchese non c’entra. La giustizia fa il suo dovere; non ha riguardi per nessuno.

— Ora hanno arrestato Neli Casaccio, poveretto!

— Che ve n’importa? Badate ai fatti vostri.

— Sceglieremo due periti — fece il marchese. — Stavo per dire di no, sentendovi piagnucolare. Non ve la rubo quella lingua di terreno; ve la pago.... Vi piacerebbe, se qualcuno venisse in casa vostra a occupare una stanza? Così voi, a Margitello; siete in mezzo alla mia tenuta, come quell’estraneo.

— Ma io mi trovavo là fin da quando i fondi attorno erano di altri proprietari. Se essi li hanno venduti a voscenza, che colpa ne ho io?... Quando dovrò dare il consenso al notaio mi sentirò strappare un brano di cuore!... Pur troppo, in questo mondo, la brocca di terra cotta che vuol cozzare col sasso ha sempre la peggio!

— Ora non sapete quel che vi dite! — lo ammonì don Aquilante.

— Lo so anzi, signor avvocato! E il pianto che faccio io Gesù Cristo deve farlo scontare con lagrime di sangue a colui che ha ammazzato compare Rocco Criscione! Senza di questo, io non sarei costretto, per vivere in pace gli ultimi quattro giorni di vita,