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uscendo soltanto le domeniche per la messa cantata o per qualche rarissima visita. E si intristivano in quelle stanze quasi nude, dormendo su pagliaricci perchè avevano dovuto vendere fin la lana delle materassa, orgogliose però di non chiedere niente a nessuno; la mamma, invocando silenziosamente la morte che si era dimenticata di venire a prendersela, e paventando nello stesso tempo, ma soltanto per quelle due angeliche creature, che essa venisse; le figlie, rassegnate a tutto e non lamentandosi mai.

Queste cose, parte egli le aveva sapute dalla baronessa; parte, da don Aquilante che, come avvocato, aveva dovuto rimediare per loro parecchi brutti affari, servendole con premura di amico, disinteressatamente. E la baronessa, dicendogli, l’altra volta: — Faresti la tua felicità e anche un’opera buona — accennava appunto a tali circostanze, che ella, evitando di offendere la dignitosa verecondia delle tre donne e con diversi delicati pretesti, si era sempre ingegnata di raddolcire.

Il marchese intanto, durante quei momenti di silenzio, si sentiva invadere da un impeto improvviso. La voce della coscienza gli suggeriva:

— Se tu lasci passare quest’occasione, se tu non parli ora, non si darà più il caso, mai più! E non potrai rimediare!

Questa voce era la conseguenza di quel che aveva pensato e fantasticato nei giorni avanti, quando avea