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come riattaccare la conversazione, si arrabbiava internamente contro la zia che non gli veniva in aiuto e che pareva lo facesse a posta, per costringerlo a parlare.

Ah! Era molto cangiata la Mugnos.

E il viso pallido, con quei capelli castagni pettinati all’antica, semplicemente, con quel fazzoletto di seta scuro che glielo contornava, e col vestito quasi nero, semplicissimo anch’esso, mostrava più anni che ella non avesse in realtà.

Qualche cosa però della primitiva grazia sussisteva tuttavia nei lineamenti, nell’espressione; qualche cosa di soave, di gentile, di signorile, quantunque la modesta decenza dell’abito lasciasse scorgere la triste condizione in cui la famiglia era caduta per colpa del padre.

Costui aveva voluto vivere sempre da signore, senza far niente, indebitandosi, vendendo a uno a uno i fondi, le case, i canoni, tutto, pei vizii della gola e del giuoco. Era morto all’improvviso, a tavola; e, dalla mattina alla sera, la sua famiglia s’era vista sprofondare in un abisso.

Metà della scarsa dote della vedova, strappata a stento alle rapaci mani dei creditori accorsi sùbito, come corvi, faceva vivere miseramente lei e le figlie. Tutte e tre lavoravano, nascondendosi per pudore, di cucito, di ricamo o filando lino (così correva voce) fino a tarda notte, chiuse in casa come monache,