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Ma che m’accade più invocar li Dei,
Le Muse di Parnaso, o de Helicona
Facendo si dolce ombra ai versi mei
28Il rosso manto, e la diva corona,
Di cui splende il mio Sir fra i Semidei,
Se bene a pochi il Ciel tal gratie dona,
Di quindi trarrò io immortal gloria,
32Essendo tutta in sua laude l’historia.
Piacciavi adunque Illustrissimo Sire
Prestare al voto mio gratia, e favore;
Accio ch’io possa vostre laudi dire,
36E le virtu celebrar, e l’honore,
Perche dal vero io non mi vo partire,
Per adularvi benigno Signore,
Che volendo andar’io con tal malitia
40Sarebbe un darvi affanno, e non letitia.
Ma perch’un cor gentil mai non disprezza
Il don, benche tal volta infimo sia;
Sprezzar dunque non po vostra grandezza
44Il rozzo mio cantar, la Musa mia:
Che s’in quella non è tanta prontezza
Ch’al parangon di ciascun’altra stia,
Non resta che la lingua, e’l spirto, e’l core,
48Infiammati non sian del vostro amore.