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Appresso è Giove in uno trono aurato
Col foco in man per fulminar saette,
Che spesso dal superno, & alto stato
1180Per punire i mortali a furia mette:
Che se non sempre’l giorno del peccato,
Col tempo fa piu gravi le vendette,
E seco ha quivi appresso alla sua sede
1184L’augel che a Troia rapì Ganimede.
O Aquila felice, & immortale,
Poi che su fin nel Ciel fra i sacri Dei,
Spandi ampiamente le tue felici ale,
1188E tanto grata al sommo Giove sei.
Felice augurio al tuo corso fatale
Accrescer possin tanto i versi miei,
Che color, ch’al tuo Giove son ribelli,
1192Superi, come fai tutti gli augelli.
Non troppo lunge, ne molto in disparte
Piena di venustà Giunone appare,
Qual’è tirata con tal gratia, & arte,
1196Che viva più che finta all’occhio pare:
E par che quasi voglia in altra parte
Far da i Pavoni il suo carro tirare,
Quali han le piume finte in tal maniera,
1200Che vederne la ruota ognuno spera.