Pagina:Il Magno Palazzo del Cardinale di Trento (1539).djvu/140

Dissi allhora infra me quando l’ancille,
     A cui parato è’l remoto gioiello,
     Quivi saran tutte liete, e tranquille,
     3196Non fia del Ciel questo loco men bello,
     Ne risplendan lassu tante faville,
     Di quante mi pensai risplender quello:
     Perche i lor lieti, & angelici visi,
     3200Facean per tutto cieli, e paradisi.

Cosi uscendo ambi di quindi fuore
     Al socio dimandai, chi fusse quello,
     C’havesse cura di tanto splendore,
     3204E di tenere ornato’l bel gioiello,
     Et ei rispose un gran ricamatore,
     Attende all’edifitio eccelso, e bello,
     Del cui gentil ingegno è’l bel lavoro,
     3208De i ricami, c’hai visti in seta & oro.

Mirabil arte, e pelegrino ingegno
     Questo spirto gentil capisce, e tiene,
     Che come hai visto di divin disegno
     3212Son tutte l’opre sue ornate, e piene:
     Però‘l suo Sir, che lo conosce degno,
     Provision gli dona, e l’intertiene,
     Et hagli dato cura, e largo impero,
     3216Di mantenere’l divin magistero.