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innalza un muro tra l’Iran e il Turan, e vince gli Alàni e gli abitanti del Belûcistan e del Ghîlân. Anche le sue guerre contro l’Imperatore di Grecia sono coronate di vittoria. Egli prende molte fortezze tenute dai Greci, espugna Antiochia, fabbrica una nuova città per collocarvi i prigionieri di guerra, e obbliga l’Imperatore a pagargli un tributo.

Gli nasce intanto un figlio, Nûsh-zâd, da una delle sue donne che era cristiana, e quel figlio è pure allevato nella religione della madre. Caduto ammalato Anûshîrvân, il giovane spensierato e ardente concepisce disegni arditi e si fa ribelle al padre. Ma il re, per mezzo di Râm-Berzîn, prefetto di Madàin, soffoca ben tosto quel principio di ribellione, e Nûsh-zâd ferito in battaglia muore assistilo dal vescovo e pianto da tutti i suoi fratelli in religione.

Anûshîrvân, intanto, vede uno stranissimo sogno che nessuno gli sa interpretare. Soltanto il giovane Bûzurc’mihr, venuto alla corte, gli sa dire che significhi e gli fa trovare per esso e punire una tresca di una delle sue donne nel gineceo con un bel garzone entratovi furtivamente. Da quel giorno, Bûzurc’mihr sarà il più fedel consigliero del re, e nelle sette cene che Anûshîrvân imbandisce a’ suoi principi, egli dispiega tutto il suo sapere parlando di moltissime e diverse cose, specialmente di morale.

Narrata la morte del saggio Mahbûd e dei suoi figli, avvenuta per le arti di Zûrân e di un giudeo, e la punizione toccata ai rei appena furono scoperti, segue il poema a narrare le opere di Anûshîrvân che fonda città, intima la guerra al principe di Cina che aveva assalito Ghâtker, principe degli Heytâli, e lo costringe a domandar la pace, la