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Behrâm-gôr, sotto le spoglie di messaggiero, si reca da Shengul re dell’India che, al vederlo operar cose meravigliose, sospetta chi egli sia veramente e però vorrebbe impedirgli di ritornare nell’Iran. Ma Behrâm-gôr, per compiacergli, uccide un lupo e un dragone, e il re Shengul gli dà in isposa una sua figlia. Intanto una lettera dell’Imperatore di Cina diretta a Behrâm-gôr fa sì che con la figlia di Shengul egli fugga e ritorni nell’Iran. Shengul insegue i fuggitivi, e li raggiunge, ma, conosciuto chi sia veramente il genero suo, ne ha grandissima gioia, e, ritornato nel suo reame d’India, con altri sette re si reca poi a visitarlo nell’Iran. Ultima impresa di Behrâm-gôr si è quella di chiamar dall’India i Lûri, saltimbanchi girovaghi, per divertire il popolo suo che si lagnava di non aver sollazzi. Ma i Lûri divorano le provvigioni loro date dal re e restano con quel solo giumento ch’egli aveva loro dato, per andar ancora vagando e mendicando.

Morto Behrâm-gôr, seguono i regni di Yezdeghird e di Hormuz senza alcun fatto d’importanza.

Il re Pîrûz. — Il re Pîrûz, appena salito al trono, dopo aver fondate alcune città, ha una guerra coi Turani, condotti da Khoshnavâz. Egli ha una battaglia col capitano nemico e vi resta ucciso.

Il re Balâsh. — Luogotenente di Pîrûz, mentre egli combatteva coi Turani, era il nobile Sûfrây, che ora, per vendicare il suo re, intima guerra a Khoshnavâz, mentre Balâsh, figlio di Pîrûz, sale al trono. Sûfrây ottiene vittoria e libera di cattività il giovane Kobâd, maggior figlio di Pîrûz, caduto prigioniero nelle mani dei Turani. Kobâd, pertanto, è il vero erede del trono.