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salto notturno all’Imperatore, lo vince e lo fa prigioniero.
I Greci, desolati, si radunano intorno a Yânus fratello dell’Imperatore e vengono a battaglia con Shâpûr, ma Yânus è vinto. Essi allora pongono sul trono Bezânûsh, e con lui Shâpûr conclude una pace.
Sotto il suo regno si mostra come apportatore di una nuova dottrina il pittore Mânî, il quale, chiamato dinanzi al re a disputare e confutato dai sacerdoti, è fatto uccidere, la sua pelle, riempita di paglia, è fatta appendere a una delle porte della città. Shâpûr, intanto, raccomandato al fratello Ardeshîr il figlio suo, muore dopo un regno di settant’anni.
Seguono i regni di Ardeshîr, di Shâpûr figlio di Shâpûr, di Behrâm figlio di Shâpûr, dei quali Firdusi altro non ci riferisce che i discorsi tenuti ai principi al momento di salire al trono.
II re Yezdeghird. — Re Yezdeghird ha un gagliardo figlio, di nome Behrâm-gôr, che egli fa educare nel deserto dall’arabo Mundhir. Il giovinetto cresce in ogni virtù e ne dà meravigliose prove dovunque e specialmente alla caccia, sotto gli occhi stessi di Mundhir. Alla fine della sua educazione, egli è ricondotto da Nomân al padre.
Avvenne però che un giorno, mentre il re sedeva a mensa e mentr’egli prolungava il convito fino a tarda notte, il giovinetto per sua disgrazia, preso dal sonno, socchiudesse alquanto gli occhi. rritato di ciò, Yezdeghird ordina di caricarlo di ceppi e di chiuderlo in carcere: ma Tînûsh che veniva di Grecia a recar tributi al re, gli ottiene il perdono, e Behrâm-gôr, stanco di vivere nell’Iran, torna presso di Mundhir in