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da altra donna, minore perciò del fratello Iskender che ora è in Grecia. Morto in questo tempo anche Faylakûs, Iskender prepara una spedizione contro l’Iran che gli spetta per diritto di nascita, e Dârâ si prepara a tenergli fronte.

Iskender si reca alla presenza di Dârâ come messaggiero d’Iskender stesso; ma è ben tosto scinto in un convito reale. Seguono, una dopo l’altra, tre battaglie, nelle quali Dârâ è sconfitto finchè egli fugge nel Kirmàn. Di là egli scrive ad Iskender chiedendo la pace, ma intanto egli domanda soccorsi a Fûr principe d’India (il re Poro); ciò che risaputosi da Iskender, lo determina a ripigliar le armi. Dârâ fugge ancora, ma è ferito a morte da due suoi perfidi ministri. Iskender accorre tosto e udite le ultime parole di Dârâ morente che gli raccomanda la sposa e la madre, data onorevole sepoltura al morto re, fa appendere ad un legno i perfidi uccisori di lui.

Il re Iskender. — Il re Iskender sposa Rôshanek, la figlia del morto Dârâ. Intanto, un principe d’India, di nome Kayd, vede alcuni sogni meravigliosi che soltanto il saggio Mihrân gli sa spiegare, predicendogli anche, tra le altre cose, la venuta d’Iskender. Iskender, infatti, si avvia con un esercito contro di lui, e gli scrive, e Kayd gli risponde annunziandogli ch’egli ha presso di sè quattro cose meravigliose, pronto a mandarle ad Iskender quand’egli le desideri. Iskender invia suoi cavalieri a veder quelle cose, e Kayd gli manda una fanciulla, una coppa, un medico e un filosofo, dei quali poi Iskender fa le prove, esperimentandone il significato e l’utilità. Segue la spedizione di Iskender contro il re Fûr, che cade ucciso in battaglia.