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di un albero vicino. Chiesto perdono a Dio delle sue colpe, egli muore poco stante; muore in un’altra fossa anche il fratel suo Zevàreh e muore anche Rakhsh, il fedel destriero di Rustem.
Il vecchio Zàl, avuto quell’annunzio, prorompe in gemiti, e Ferâmurz, il figlio di Rustem, si reca nel Kàbul a toglierne il corpo del padre. Egli ne trasporta il cadavere al paterno castello e là ne celebra con gran pompa i funerali. Pigliate poi le armi, egli entra nel Kàbul, lo mette a ferro e a fuoco e ne uccide il perfido e reo principe. Muore intanto Gushtâsp, dopo aver designato per suo successore il giovane Behmen, figlio d’Isfendyâr.
A questo punto cessa la parte veramente eroica e leggendaria del Libro dei Re, che, dopo alcune leggende insignificanti, passa alla storia di Sikender o Iskender (Alessandro Magno), a quella degli Arsacidi e finalmente a quella dei Sassanidi coi quali si giunge al 651 dell’Era volgare.
Il re Behmen. — Primo pensiero di Behmen è quello di vendicar la morte del padre suo, ond’egli tosto entra nel Segestân con un esercito, e il vecchio Zàl viene a chieder perdono. Ma Behmen lo fa caricar di ceppi, indi, in una battaglia, uccide Ferâmurz, il figlio di Rustem. Resa poi, per intercessione di Beshûten, la libertà a Zàl, egli sposa la propria figlia Humây, promettendole il regno a chi nascerà da lei. Il figlio maggiore, Sàsàn, offeso di ciò a ragione, fugge dalla casa paterna, e Behmen muore poco stante.
La regina Humây. — Morto Behmen, frutto delle sue nozze con Humây, nasce un fanciullo.