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fitto e posto in fuga. Ritornato Gushtâsp in Balkh, Isfendyâr è mandato da lui attorno pel regno a bandir la nuova fede.

Ma intanto ch’egli è assente, il maligno Gurezm tanto fa con le sue calunnie, che Gushtâsp, al ritorno del figlio, lo fa caricar di ceppi e gettare in carcere. Uditosi ciò da Argiâsp, egli riprende animo e coraggio e raduna un esercito contro di Gushtâsp.

A questo punto, dichiara Firdusi che qui terminano i versi di Dekîki.

Argiâsp intanto entra a forza in Balkh e uccide vicino agli altari il vecchio re Lohrâsp. Di ciò si dà avviso a Gushtâsp che allora era nel Zâbul, ond’egli tosto accorre con le sue schiere contro il nemico. È sconfitto e si ripara sopra un monte; e già ogni cosa parrebbe disperata, quando si pensa a liberare Isfendyâr, perchè egli solo potrà mutare la sorte delle armi. Giàmàsp, mandato dal re, gli riconduce il figlio, e Isfendyâr, assalito con poderoso esercito le schiere dei Turani, ottiene splendida vittoria.

Isfendyâr, allora, domanda il regno al padre suo chiedendo ch’egli si ritiri a vita solitaria, come già Lohrâsp aveva fatto. Gushtâsp non si ricusa apertamente, ma soltanto sprona il figlio a compiere la guerra contro di Argiâsp, vinto e ucciso il quale egli avrà il regno. Isfendyâr obbedisce al padre, si arma, parte per la guerra e incontra per la via quasi le stesse avventure che già incontrò Rustem andando nel Mâzenderàn. Uccide due lupi, uccide due leoni, uccide un dragone, uccide una maga, uccide un augello Sîmurgh, supera una tempesta di neve, e passa un fiume profondo. Giunge finalmente alla Rocca di bronzo, dov’erano rinchiuse e te-