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pensa di sottomettere il riottoso Ilyàs, principe dei Khazari, che fino allora gli negava il tributo, e Gushtâsp lo fa prigioniero in battaglia. Ciò dà animo all’Imperatore a tentar cose maggiori, a chieder cioè il tributo dell’Iran dal re Lohrâsp. Ma Lohrâsp che non ha mai inteso dire che i re dell’Iran debbano pagar tributo all’Imperatore, invia tosto in Grecia il figlio suo Zerîr per appianar le difficoltà insorte, e Zerîr riconosce il fratello, lo fa conoscere all’Imperatore per Gushtâsp, figlio dello stesso Lohrâsp, e lo riconduce con la sposa nell’Iran, laddove il padre gli cederà il trono e la corona. Lohrâsp, infatti, lo riceve con giubilo e con festa, lo designa re e si ritira a vita religiosa in Balkh, in una specie di eremitaggio detto Nev-behàr.

A questo punto Firdusi interrompe il raccordo per dire d’aver visto in sogno l’anima di Dekîki e d’averne ricevuto il comando o la preghiera d’inserire nel suo Libro dei Re un migliaio di distici che Dekîki aveva composti intorno al regno di Gushtâsp.

Il re Gushtâsp. — Il regno di Gushtâsp è segnalato a principio dalla venuta di Zerdusht, il Zoroastro degli antichi, apportatore di una nuova fede. Il re e tutti i suoi principi accolgono la nuova dottrina; ma tosto giunge una lettera di Argiâsp, re del Turan, che rimprovera a Gushtâsp la sua conversione. Gushtâsp risponde e si prepara alla guerra, dopo avere interrogato il sapiente Giàmàsp intorno all’esito di essa. Nella prima battaglia, come Giàmàsp aveva predetto, cadono i più illustri degl’Irani, compreso lo stesso Zerîr, fratello di Gushtâsp. La sorte però delle armi è favorevole agl’Irani; Isfendyâr, valoroso figlio di Gushtâsp, uccide Bîderefsh, e Argiâsp è scon-