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Partitosi dalla reggia con alcuni principi che dolenti l’accompagnano, Khusrev si avvia ad una pianura deserta. Là egli cerca dapprima di distogliere gli eroi dal seguirlo descrivendo loro le asprezze del viaggio. Rustem, allora, e Zàl e Gûderz ritornano; ma gli altri, Ghêv, Gustehem, Tûs, Bîzhen e Ferîburz, rimangono. Con questi compagni, re Khusrev arriva la sera ad una fonte, si bagna in essa e poco stante sparisce. Gli eroi rimangono intorno alla fonte a parlar di lui, finchè il sonno li vince ed essi si addormentano. Sopravviene allora una tempesta di neve; la neve seppellisce i dormienti; essi per un poco si riscuotono, tentano di parlare, ma il freddo li ha vinti, e il loro spirito fugge dai loro corpi per seguire il loro signore che di poco li ha preceduti nella via del cielo.
Il re Lohrâsp. — Il regno di Lohrâsp, la cui residenza è ora in Balkh, non più in Istakhar, come prima, incomincia con una contesa tra lui e il figlio suo Gushtàsp, il quale si lagna dinanzi al padre di essere trattato da lui come servo, e però fugge dalla corte. Il fratello Zerîr lo riconduce dinanzi al padre; ma egli, nuovamente sdegnato con lui, fugge di notte e si volge verso il paese di Rûm o di Grecia.
Là egli vive a principio una vita di stenti, poichè, per vivere, chiede invano di essere impiegato in qualche ufficio come scrivano o come stalliere o come fabbro, finchè poi è accolto per pietà in casa da un borgomastro che è della discendenza di re Frêdûn. Intanto l’Imperatore di Grecia fa bandire che la sua prima figlia, la bella Ketâyûna, deve scegliere uno sposo, e Gushtàsp, sollecitato dal suo ospite, va a quel concorso, laddove la fanciulla, che l’aveva veduto