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mena a Kelàt. Nel castello di Kelàt abita con la madre il giovane Firûd, il quale, udito che dall’Iran viene un esercito, sale con l’amico Tokhàr sopra un monte per veder le schiere amiche ancora da lontano, desideroso egli pure di prendere le armi col fratello per vendicar la morte del padre suo. Ma Tûs, che vede i due, a lui ignoti, su quell’altura, manda Behràm a domandar chi sono. Behràm sale al monte e con molta gioia apprende che il giovane guerriero è Firûd. Riferito cotesto a Tûs, egli, impermalito, comanda che gli si porti la recisa testa di quel turanio, a lui ignoto. Vanno Rêvnîz e Zerasp e ambedue sono uccisi da Firûd; va lo stesso Tûs, ma, perduto il destriero colpito da una freccia di Firûd, ritorna confuso e irritato. La stessa sorte tocca a Ghêv, e soltanto Bîzhen costringe Firûd a fuggire nel castello. In una battaglia Firûd è vinto e ucciso, la rocca di Kêlat è presa da Tûs, e Gerîreh, perduto l’unico suo figlio, con tutte le ancelle si dà volontaria morte. Gl’Irani allora troppo tardi s’accorgono del fallo commesso.

L’esercito degl’Irani da Kêlat discende al fiume Kàseh; un’orribile tempesta di neve pone tutti alla distretta, e la via è sbarrata da una montagna di legni ivi innalzata da Afrâsyâb. Ghêv però appicca il fuoco a quella montagna e passa innanzi per la via di Ghirev-ghird. In Ghirev-ghird abitava Tezhâv, principe turanio, il quale, udito del venir degl’Irani, lascia il castello e fugge con la bella Isnapûy ch’egli poi abbandona a mezzo la via, per darne l’avviso ad Afrâsyâb. Afrâsyâb manda Pîrân con un esercito, e in un assalto notturno gl’Irani hanno la peggio. È questa la terribile battaglia di Peshen, nella